Ancora una volta non posso tacere. Quest'Uomo, che della #LEGA ha la faccia di BRONZO e lascia che lo si chiami #CAPITANO, si muove al di là di ogni giurisprudenza e Costituzione, come in uno show mediatico permanente.
Lo sguardo non è ancora ducesco: ci sta lavorando |
Poco fa aveva asserito con spavalderia ducesca "MI PRENDO L'ITALIA", ora dallo studio di Ministro dell'Interno trasmette in streaming - in diretta Facebook - l'apertura della lettera ricevuta con avviso di garanzia dal Tribunale di Palermo. Con tanto di lattina di aranciata da bere - quasi fosse lui davanti al televisore di casa in pantofole, con le patatine fritte. Dissacrante e fuori ruolo, in quanto comportamento espresso da chi è in grado di intendere e volere. Cafone e tamarro, dicono quelli più giovani di me: corrisponde a cozzalo (cozzaro), gabibbo, coatto, ecc. Ma quel che si coglie è la indifferenza e la mancanza di rispetto per le istituzioni della res publica: non si ravvisano tracce di educazione civica. Eppure a più di qualcuno piace questo ducetto con fare e dire ducesco. Il popolo italiano non studia la Storia come un tempo, anzi non studia a sufficienza. Come può un ministro nell'esercizio delle funzioni straparlare come in un bar? Lì avremmo la libertà di non ascoltare le scemenze del beone di turno, potremmo allontanarci, qui siamo invasi ogni giorno mediaticamente e di questo si alimentano e alimentano i consulenti di comunicazione digitale strapagati dalla Lega (che non vuole rendere i soldi che deve allo Stato e non dimostra da dove ha preso i soldi che ne sostengono l'apparato).
E così ho deciso di lanciare una specie di ode al Capitano, parafrasando - lo ammetto - quel barbutone di Walt Whitman: "O Capitano! mio Capitano!"
Lui, Whitman, cantava del Capitano-Abramo Lincoln, dopo l'assassino di costui e siamo nel 1865. Oggi suonerebbe così al nostro Capitano della Lega bronzea.
O Capitano ! mio Capitano! il nostro viaggio
tremendo è appena cominciato. La nave che aveva superato ogni tempesta, l'ambito premio
aveva vinto,
ora langue sotto comandi farseschi e schettiniani
Il porto è lontano, odo le campane, il popolo è esultante (come fa!?!)
Gli occhi seguono la solida chiglia,la polena con sguardo dimaiocontesco, l'audace e altero vascello che fu
Ma o cuore! cuore! rischi di fermarti
O rosse gocce sanguinanti sul ponte
Dove disteso il mio Capitano
Caduto ebbro e cannato
O Capitano! mio Capitano di lega!scendi dal tuo immane Io, àlzati e cerca di andare al timone
Schiva le rocce schettiniane
che sennò ci pensiamo noi
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