mercoledì 3 agosto 2016

ELOGIO DELLA FOLLIA 30: PARLA ERDOGAN, SULTANUS DIXIT


Silentium est aureum sed Sultanus dixit atque nequeo tacere. 
Il silenzio è d'oro ma il Sultano parlò ed io non posso tacere.

Le mie risposte pubbliche sono generalmente tardive in quanto mi piace distanziarmi dalle emozioni evocate dagli eventi, prendere fiato (sono vecchio) e riflettere. Da poco è uscita la intervista che il signor Erdogan ha “rilasciato” alla RAI, in particolare alla giornalista italiana Lucia Goracci. Vengo dal passato europeo ma oramai comincio ad intendermi - io Erasmo da Rotterdam - di come i presenti cercano di comunicare attraverso i media.
Bravino questo Recep Tayyip Erdoğan: coraggioso il livello di non-risposte fornite alle domande circostanziate della giornalista; efficace la capacità di manipolazione comunicativa sostenuta più da rabbia di sapore genitoriale che da un carisma di cui tutti i leader con tendenze spiccate al totalitarismo sono capaci. 
Ma voglio rivolgermi direttamente a Lei, signor Erdogan. Non ho paura di confrontarmi perché da noi la Libertà è di casa. Naturalmente è facile per Lei rispondere all'intervistatore così, in maniera solenne e contemporaneamente arrogante; è facile quando si gioca in casa e in "casa del potere”. Facile è per una persona arroccata su posizioni fondamentaliste essere sprezzante dinanzi ad una donna che ha solo l’arma della penna (che anche Lei teme se è vero che “spariscono” tanti giornalisti in Turchia). E Lei di donne ne ha vilipese tante nella intervista: la Lucia Goracci (doppiamente biasimevole in quanto donna e giornalista) e persino la Federica Mogherini che, malgrado donna, è il prestigioso capo della diplomazia europea. Mi chiedo come sarebbe stata la intervista con Oriana Fallaci, capace di intimorire personaggi del calibro di Khomeyni, quando non esisteva il politicamente corretto. Ma non divaghiamo.
Dapprima, ammetto (ma forse sono ancora ingenuo per voi del terzo millennio), nella perplessità iniziale e nella confusione del Golpe turco, ho pensato che fosse realmente accaduto quanto ci veniva trasmesso o per lo meno che fosse una reale scossa al sistema imperante oggi in quella landa che ai miei tempi era l'Impero Ottomano. Poi, rivedendo con quanta rapidità il sisma si sia ridotto ad una prevedibile tragedia per gli insorti, allora il sospetto di assistere ad un gioco di prestidigitazione  si è fatto strada nelle nostre menti. Non abbiamo prove, certo signor Erdogan, che il Golpe sia stato proprio orchestrato ma abbiamo il sospetto che sia servito più a Lei che agli insorti. Vede, è sospetta anche la rapidità con cui si sia ristabilito l’Ordine. Ordine è una parola grossa e subito i governanti dell'Europa, dopo un imbarazzante silenzio, Le hanno persino mostrato solidarietà. Lei ha compreso che la solidarietà non era propriamente espressa nei Suoi confronti? Il timore che gli insorti fossero più fondamentalisti di Lei ha bloccato molte capitali europee. Poi è arrivato precoce ed implacabile l'Ordine:    quell’ordine di tombe, di regole imposte, di arresti così ben concertati ed organizzati in poche ore. Non c’è che dire, abbiamo visto dall'estero una macchina ben oleata ed addestrata. La tabula nigra, mi scusi, volevo dire la blacklist era già pronta da tempo? forse fremeva sul tavolo. Occorreva uno stimolo-evento? Ecco profilarsi la occasione. 
Un dictator che sfugge al rovesciamento ed al declino mortale è portato a riflettere (abbiamo già visto gli occhi “persi" e vitrei di Mussolini, di Ceausescu, di Gheddafi e tanti altri). Lei no: nessun turbamento. Qui, nel caso del Suo sguardo, vi è la fierezza (premeditata?) della vendetta. La Storia, signor Erdogan, mente di rado. Non condanniamo facilmente da noi ma non assolviamo sic et simpliciter (lo dica a Suo figlio che vorrebbe proteggere con il Suo potere anche fuori dei confini turchi). E sia ben chiaro che noi amiamo e stimiamo il popolo turco, come amiamo e stimiamo ogni popolo della Terra, fin quando non si renda responsabile di atti disumani. 
Ma torniamo alla intervista a dire il vero un poco unidirezionale. Ora Lei obietterà che noi Europei siamo stati sempre arroganti e forse è anche vero. Ce la crediamo un poco troppo culturalmente e politicamente: scusateci ma la democrazia, Ius e Iustitia sono nati e cresciuti qui e da qui espansi altrove. E' vero, noi europei (ma non volevate entrare in Europa, grazie alla parte europea di Costantinopoli-Istambul?) talora sembriamo troppo sicuri e talora stupidi (come è capitato con Hitler p.e.) ma Le assicuro che non lo siamo: abbiamo solo la educata presunzione che il nostro senso di libertà possa essere condivisibile dagli altri. Non siamo scemi e neanche facilmente domabili come qualcuno crede.
Ergo, signor Erdogan, faccia un passo indietro. Lei che ha bacchettato l'Europa con frasi decisamente poco diplomatiche e sulla base di un preciso ricatto politico ("apro il rubinetto degli immigrati e dei terroristi", per intendersi); Lei che ha offeso donne e l'Italia ricordandoci il problema della Mafia e della Loggia P2; Lei che ci ha fatto la lezione in diretta di svelarci quante e quali nazioni al mondo prevedano le esecuzioni capitali; ascolti un suggerimento sulla pena capitale. Faccia attenzione a restaurare quanto la saggezza e sapienza laica di Ataturk aveva allontanato dalla civiltà turca. Non vorrei che un domani la ripristinata pena capitale dovesse ricadere sotto forma di lama sul Suo capo (come succedeva ai generali ottomani quando venivano sconfitti in battaglia). Si sa, dictatores non durano mai tanto. Rimango a Sua disposizione per chiarimenti, Erasmo da Rotterdam.


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