Un film dove i buchi neri della scienza vengono illuminati dall'amore, la cui forza ha potere sul tempo, dilatando la misura degli effetti della malattia sulla vita di un corpo, dove la curiosità, l'ironia e la luce negli occhi si fanno beffa anche della morte. È la storia di Stephen Hawking, l'astrofisico ancora in vita che ha cambiato il corso della scienza. Il suo obiettivo è quello di spiegare il mondo attraverso una formula matematica che racchiuda tutte le forze dell'universo dal primo accenno di vita in poi, la Teoria del tutto che controlli il tempo, che sia capace di catturare quella linea sottile su cui il mondo procede in un'unica direzione ed usarla in modo che l'umanità trovi il suo spazio di equilibrio, rendendo quella linea un luogo sicuro dove si possa ruotare in ogni direzione senza provare vertigine, dove lo spazio tra la vita e la morte si possa avvolgere al contrario scegliendo il posto più bello dove fermarsi. E James Marsh d'incanto, poco prima dei titoli di coda riavvolge il nastro della sua pellicola e ci risucchia all'indietro dando forma ad una vertigine che non fa più paura, è quasi un volo che ci conduce verso dimensioni che cancellano ogni spazio d'ombra, in una regione spaziotempo dove le forze gravitazionali dell'amore sono l'inimmaginabile teoria del tutto raggiungibile per ognuno lungo il tratto che unisce mente e cuore. Siamo a Cambridge nel 1963 e James Marsh orienta la sua macchina da presa su Stephen Hawking (Eddie Redmayne) laureando in Fisica, ed in procinto di scegliere l'argomento della tesi, professori e colleghi già intravedono in lui il lampo del genio. Ad una festa incontra Jane (Felicity Jones), una studentessa di Lettere, e quando a tavola Stephen la invita ufficialmente al ballo dell'Università, tra i loro occhi brilla presto la luce dell'amore. Posizionati su due differenti livelli di credo, lui fedele alla cosmologia che definisce l'unica religione per gli atei intelligenti, lei cristiana praticante, danno vita ad una storia d'amore che sfiora i confini dell'eternità ma destinata a cambiare forma nel tempo, capace di superare la grande sfida della malattia dei motoneuroni di Stephen che secondo la diagnosi medica gli concederà due anni di vita distruggendo i muscoli ed impendendogli ogni attività volontaria senza intaccare il cervello. L'insorgere della malattia penetra anche la nostra pelle stridendo nel contrasto con le ossa, ma siamo presto in piedi con Stephen ed il corpo non è più materia, né dolore, è solo lo spazio in cui fermare l'amore che si respira. È una storia bella quella portata in scena da James Marsh, scritta dalla ex moglie Jane, dove anche il momento della separazione viene vissuto come un'altra grande prova d'amore da parte di Stephen, sostenuta magistralmente dal candidato Oscar Eddie Redmayne e dalla bravissima Felicity Jones, che fanno dell'opera un grande pezzo d'autore.
Antonietta D'Ambrosio
Nessun commento:
Posta un commento