lunedì 9 febbraio 2015

Birdman - recensione


Magnifico nella sua essenza, un capolavoro dal suono incessante che è ritmo del pensiero, ogni battito è vibrazione cerebrale che incalza o rallenta mentre una scena ingoia l'altra, senza respiro in una costante apnea dell'essere. Antonio Sanchez firma il battito inarrestabile del pensiero di Riggan Thomson (Michael Keaton), un attore nella fase calante della sua carriera che lo ha imprigionato nell'immagine di un supereroe travestito da uccello, e pur di liberarsi dal ruolo che lo associa inevitabilmente a film mediocri, investe tutto se stesso per la realizzazione di uno spettacolo teatrale a Broadway. Tutto si svolge nel cuore del teatro e nelle strade che lo avvolgono, viste in orizzontale ed in verticale, lo spazio è vertigine che risucchia verso l'alto fino a farci volare ma è anche richiamo del vuoto che trascina negli abissi del delirio. Attorno a Thomson ruota Sam, la figlia dell'attore (una Emma Stone dallo sguardo liquido), appena uscita da un centro di disintossicazione da droga, che oscilla dal sarcasmo al disperato bisogno di amore, la fidanzata Laura (Andrea Riseborough) che ha un ruolo secondario nella vita di Thomson e nella pièce teatrale, Lesley (Naomi Watt) che vive nel disperato desiderio di avere successo a Brodway ed ha una relazione complicata con il noto attore Mike Shiner (un Edward Norton sublime) così vivo sul palcoscenico ma privo di identità nella vita reale, il produttore Jake (Zach Galifianakis) cinico e distaccato, e fuori dal coro della follia appare la ex moglie (Amy Ryan). La commedia che Thomson dirige ed interpreta è tratta dal racconto Di cosa parliamo quando parliamo d'amore di Raymond Carvel ed è il nucleo da cui si irradia il senso dell'opera del grande Alejandro Gonzales Inárritu, è il bisogno sempre vivo nell'uomo di sentirsi amato ed accettato, fino al punto di costruire su misura intorno a sé un palcoscenico virtuale dove ognuno può vivere l'illusione di esistere attraverso un profilo nel quale la gente fa finta di esistere grazie ai "mi piace". Ed è Sam che crea un profilo Twitter per il padre a cui dice "ti rendi conto, non sei su Facebook, non sei su Twitter...tu non esisti!", è Thomson ormai soggiogato dal delirio che veste la maschera di Birdman, la voce nera, subdolo richiamo al facile successo dei blockbuster ed unica maschera capace di vestire i panni della popolarità e della gloria a dispetto di tutti i critici a cui Thomson avrà modo di dire che il loro potere è direttamente proporzionale all'incapacità di affermarsi alla regia, ed è ancora l'eterno conflitto tra Hollywood e Brodway. Tutto si mescola e la realtà entra nella finzione così come Keaton entra nella sua parte dopo aver vestito i panni di Batman, uomo e attore protagonisti dello stesso dramma, ogni scena entra nell'altra senza concedersi spazio di tempo e di luogo, il ritmo è il palpito del delirio fino all'ultimo volo che finisce sul sorriso sognante di Sam. Alejandro Gonzales Inárritu mette in scena un capolavoro dai toni taglienti, talvolta intelligentemente divertenti, dove l'esistenza è solo sinonimo di amore.
Antonietta D'Ambrosio

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