sabato 3 maggio 2014

Grand Budapest hotel: un film incantatore






Incanta l'arte di mescolare l'immaginazione alla realtà attraverso la forza della narrazione, i cui confini in questa pellicola non sono mai definiti e dove balzi nel tempo sono morbidi e possibili. In un cimitero innevato dove è collocato il busto dell'autore si sprigiona il potere narrativo che prende vita dalle pagine del romanzo che una giovane donna, seduta sulla panchina accanto alla statua, tiene tra le mani. Racconto che non è mai frutto di pura fantasia perché c'è sempre qualcuno pronto a regalare la sua realtà allo scrittore. Siamo in un paese immaginario dell'Est Europeo dove il tempo scivola alla fine degli anni sessanta nel Grand Budapest Hotel e la fiaba di Wes Anderson, la cui assonanza col grande narratore Andersen non è solo nel nome, comincia attraverso il racconto nel racconto del maturo Moustafa Zero, proprietario della vecchia struttura, che mosso dalla curiosità di un giovane scrittore, con un altro salto indietro nel tempo, ci conduce nelle atmosfere colorate degli anni trenta.
Monsieur Gustave H., uomo elegante ed incline alla poesia,  è il concierge del Grand Budapest hotel, il castello incantato dal tenue rosa pastello, ed in perfetta armonia con i colori spicca per gentilezza, disciplina e audacia, tanto da conquistare non solo fiducia e stima, ma anche l'amore di bionde signore attempate. Ed una di loro, Madame D., alla sua morte, lo nomina erede di un quadro dal valore inestimabile scatenando l'ira dell'intera famiglia che lo accusa di omicidio. Il "garzoncello" Zero, immigrato di origini sconosciute scappato dalla guerra, grato e devoto a Monsieur Gustave per la fiducia e l'affetto con cui l'ha accolto al Grand hotel, sarà il compagno fedele e presenza costante negli eventi che seguiranno e lo vedranno complice, con l'aiuto della sua amata Agatha, nella fuga dal carcere tanto surreale da sembrare vera, in inseguimenti rocamboleschi, corse comiche lungo ripide discese innevate per sfuggire alla follia omicida di figlio e nipote di Madame D.  Ralph Fiennes, Bill Murray, Jude Law, Willem Dafoe, F. Murray Abraham e tanti altri, ricco ed eccellente cast, danno corpo ad una commedia che sconfina a volte nel noir, conduce poi nelle atmosfere del genere comico e malinconico di Charlie Chaplin quando va in scena una velata parodia al nazismo, torna alla fiaba quando il bene sconfigge il male. Pellicola così geometrica, squadrata e colorata da rimanere distante come un pacco ben incartato che lascia filtrare solo un forte sentimento di amicizia, fa sorridere ma non commuove neanche quando le lacrime di Zero ci riportano al suo amore per Agatha. (Antonietta D'Ambrosio )






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