martedì 4 giugno 2013

«Tayyp, dimettiti»: urla la Turchia. Erdogan: i manifestanti? solo un "branco di delinquenti"


Turchia in rivolta contro l'autoritarismo e la islamizzazione del primo ministro Recep Tayyip Erdogan (foto GYI / Uriel Sinai)



4 Giugno 2013. Istambul.  Tutto è partito da una delle città più belle del mondo ma il falò si è esteso inevitabilmente - come in altre "primavere" dal Nord Africa alla Siria -  alla intera Turchia. Ecco che un giovane di 22 anni è morto a sera del lunedi in Antakya, capoluogo della provincia di Hatay, nel sud della Turchia in fiamme da giorni per l'aperta protesta contro il regime islamizzante del primo ministro Erdogan. Il giornale Todays's Zaman riferisce che il giovane è stato colpito da un uomo armato durante una manifestazione: si tratta di Abdulà Comert. Oggi, martedì, è il quinto giorno di scontri con la polizia (e antimanifestanti?): si parla di oltre 1700 arresti. Nella notte è stato attaccato dai dimostranti il Palazzo del Sultano, sede del premier Erdogan.

 Il tutto, come è noto, è iniziato con una pacifica protesta di venerdì u.s. contro la decisione di distruggere il parco di piazza Taksim in favore di un centro commerciale. Cova nella Turchia di oggi lo spirito laicizzante del fondatore Ataturk il quale auspicava uno stato moderno e non teocratico, tollerante verso tutte le religioni, riformista e liberale al contempo. Nessuna religione deve fagocitarne altre. Nella nostra piccola esperienza- durante un nostro soggiorno in Turchia - ricordiamo, per esempio, le difficoltà di sopravvivenza di una chiesa cattolica di un grande centro dell'Asia Minore (che non nominiamo in quanto sarebbe facile individuare luoghi e persone). Una suora, che ci aveva aperto timorosa i battenti,  nel mentre era contenta di illustrarci la chiesa deserta, ammise l'azione continua di "mobbing" da parte del "vicinato": si  era arrivati anche ad interrompere "a singhiozzi"  la erogazione di energia elettrica per creare disagi alla sparuta comunità cristiana. Allora era ancora il 2005 e stava ancora salendo al potere il movimento islamico di sapore fondamentalista che molti cittadini temevano.
Oggigiorno la stretta evidentemente si fa sentire su ogni cittadino e si aggiungono, pur nella crisi globale e locale, le istanze delle nuove generazioni tese ad una più attenta gestione delle risorse ambientali, dopo anni di speculazione edilizia selvaggia che ha deturpato per esempio il litorale mediterraneo dell'Asia minore per arricchire le solite oligarchie economico-finanziarie. Forza Turchia, il Paese è di tutti. (m.m.)

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