E' di pochi giorni fa la notizia
letta sul giornale “El periodico di Catalunya del 24 gennaio 2013” che evidenza
una nuova tendenza nelle università catalane: “ comunicare in anonimato”.
Tre studentesse della UAB (Universitat
Autònoma de Barcelona) a metà del mese di gennaio hanno avuto l’idea di
“mediare” fra studenti della università che vogliono
comunicare qualcosa a qualcuno, ma che non trovano il coraggio di farlo "direttamente"; così chi vuole rimanere al coperto può servirsi della piattaforma informatica per inviare messaggi in modalità anonima, a qualunque persona del campus. E hanno dato inizio agli “Informers”.
Gli “informers” sono dunque pagine
anonime di facebook dove gli studenti
mandano agli amministratori (le tre studentesse) i loro “pettegolezzi” (gossip), i loro messaggi "arrabbiati" e anche i loro desideri più intimi. Agli amministratori il compito di
pubblicarlo sul “muro” di questa pagina .
I messaggi pubblicati spaziano da
dichiarazioni d’amore, a proposte spinte sessuali o a critiche sul personale
delle Università. Sembra che l’ispirazione di questa idea venga da una serie tv
nordamericana per adolescenti (“Gossip
Girl”) dove un fenomeno simile si sviluppa nel quartiere Upper East Side di
Manhattan, NY.
In tre giorni alla UAB arrivano 7.000
contatti, e ora si superano i 12.000 . Anche
altre università spagnole hanno imitato
la nuova tendenza, con numeri crescenti simili; la macchia d’olio ha contagiato
anche scuole e licei, e persino altre enti pubblici come la Società dei
Trasporti Metropolitani.
Alcuni messaggi pubblicati dicono
così:
·
“Ragazza con
occhi azzurri incontrata per due venerdì
allo sportello di scienze; sono
interessato a saper chi sei”
·
“Da un
ammiratore segreto ( che vuole rimanere
anonimo): ragazza del 1° anno di
Giurisprudenza con occhiali, bruna, bassina, mi fai “impazzire”. So solo che il tuo nome inizia con la B.”
L’idea dell’anonimato ha indotto
molte persone a scrivere “dichiarazioni” a persone sconosciute: si esprimono in maniera assai più
disinvolta in assenza di firme, anche se
gli amministratori di “informers” possono risalire alle loro identità. Gli stessi
amministratori hanno dichiarato che, dopo solo una settimana, questo “muro anonimo” ha superato ogni
previsione ed aspettativa di messaggi, ed hanno ammesso di aver perso il controllo della situazione,
affermando : “ Per alcuni [il muro] rappresenta solo una forma di intrattenimento o una pagina banale, ma per
altri si è trasformato in uno strumento pericoloso, attraverso cui nascondere
aggressioni verbali a persone concrete, e fare anche delicate rivelazioni di
privacy”.
Le reazione fra i docenti non sono state unanimi; alcuni l’ hanno accolto
con simpatia, considerando che “le iniziative degli studenti vanno appoggiate e che il fenomeno è parte del
diritto alla libertà di espressione”. Altri docenti non sono stati d’accordo e si
sono dissociati, pretendendo che nessun logo della università comparisse nelle
pagine “ informers “, in quanto l’iniziativa non è promossa dalla stessa, e aggiungendo
che un uso errato di questo strumento può generare un problema sociale e
giuridico, con insulto al diritto dell’onore e dell’intimità. Anche fra gli
studenti ci sono state alcune reazioni negative al fenomeno, considerato che
l’anonimato favorisce la non-responsabilità di cose e fatti espressi sino alla
pura calunnia, e comunque le affermazioni, autentiche o inventate che
siano, aumentano il “gossip spazzatura”. Questi studenti intervistati
pensano che è una moda del momento, e che la gente si stancherà presto.
Fin qui si è esposto l’ aspetto di notizia come ricavato dalla
lettura del giornale El Periodico di
Catalunya e dalla visione di un video apparso su Youtube con interviste a studenti.
Colpisce la velocità di propagazione
del fenomeno, quasi come quella di un virus che trova terreno fertile per replicarsi
in maniera spasmodica invadendo il corpo ospitante. Informers sembra aver trovato uno spazio fra i giovani che è vuoto,
ed ha pervaso tutte le categorie. Qual è
il significato di ciò ?
Nascondersi dietro all’anonimato
significa eludere la responsabilità della propria identità, dei propri atti.
Ma se non mi assumo la responsabilità dei miei
atti come posso avere coscienza dei danni che posso provocare ad altri? E poi,
l’anonimato sostituisce la possibilità dell’incontro con l’Altro quasi una
negazione della circolarità della comunicazione e un “surrogato della relazione”
(come descriveva anni fa Eric Berne la tossicodipendenza). Nella vita reale noi
possiamo ricevere un no, un rifiuto come risposta, o magari una opinione
contraria: la possibile disconferma è necessaria
quanto la conferma alla crescita, come esseri umani. Correre il rischio del coinvolgimento emotivo, è parte
dell’apprendimento della nostra crescita come persone adulte. L’Altro rappresenta un confine per me, con i
suoi confini. Se io annullo i miei confini, mi muovo in una realtà sconfinata e
pericolosa, senza struttura, senza valori, senza una chiara distinzione fra il
bene e il male, tra corretto e scorretto. Tutto sembra alimentarsi di infantile
onnipotenza: posso dire quello che voglio anche se ciò ferisce l’Altro. Formatori
e genitori sono chiamati a trasmettere valori etici, e confini interpersonali e personali richiamando
l’attenzione dei meno esperti sul fatto
che le nuove tecnologie digitali non sono “rifugi”, sono strumenti di incredibile
potenza e strumenti al servizio delle persone: ci agevolano ricerche
impensabili e lavori impegnativi, favoriscono la creatività nella scrittura e
diffusione di notizie, consentono comunicazioni in tempo reale su distanze
enormi, ma le nuove tecnologie rischiano di rappresentare un nuovo stato
Genitore, un Genitore tecnologico che crea dipendenze e sostituti di vita
reale, con poche norme e regole di convivenza, solo quelle che sappiamo darci
autonomamente; un Genitore che non sa proteggere anche creando dipendenza. Perché è e rimane uno
strumento. Impegnandoci per raggiungere la nostra autonomia sviluppiamo le
nostre capacità di consapevolezza, spontaneità e intimità. E con ciò sviluppiamo
uno stato dell’io Adulto integrato (Berne).
Certo, la relazione è una sorta di scommessa in cui l’Altro può riservarci
sorprese piacevoli e spiacevoli e ci vuole talora “coraggio” per accettare l’imprevedibile
della intimità e per instaurare un rapporto diretto con gli altri. E coraggio
per accettare la responsabilità delle proprie scelte. Non credo che l’anonimato
sia una grande lezione. L’anonimato
nella comunicazione non apre le porte alla crescita Adulta, bensì ristagna
l’adolescenza e fomenta la Calunnia, che la latinità rappresentava con il Corvo.
Insomma parliamo di più tra persone vere. Con tutti i rischi e la bellezza che
ciò comporta.
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