Ma il pezzo forte dell'albo è, come anticipa la copertina, l'avventura semi-inedita di Stan Lee e Jack Kirby che avrebbe dovuto vedere la luce - pressappoco come possiamo leggerla in queste pagine - più di trent'anni fa. Le cause della mancata pubblicazione e la gestazione delle tavole perdute sono ben narrate nei redazionali. Ottimo lavoro da parte di Ron Frenz e Joe Sinnott nel rifinire il lavoro incompiuto del Re, sacrificando la propria identità - a differenza di ciò che hanno fatto tre decenni fa Joe Buscema e John Romita Sr., ancora riconoscibili nel collage di vignette rappresentato da FF #108.
Messa al bando l'emozione, si può operare un severo confronto tra ciò che avrebbe dovuto essere il 103esimo "Fantastic Four" e l'uso di quel materiale che se n'è fatto pochi numeri dopo, appunto con il #108, qui ripubblicato. La doppia lettura disorienta. Nessuna delle due versioni può rivendicare una vittoria netta, perché da ambo le parti si annoverano pregi e difetti. La versione originale di Jack Kirby aveva, per forza di cose, un maggiore senso interno, ma il segreto di Giano è loffio quanto il finale; più suggestiva, nella sua prevedibilità, la soluzione di Stan Lee nel suo riciclo dell'idea, pur contaminata dall'onnipresente Zona Negativa e gravata dall'ombra di Destino sulla storia della nemesi di turno. Uno scontro creativo dal quale non ci ha guadagnato nessuno. Ma che non può non far vibrare qualche intima corda in chi sa cosa ha significato il Dinamico Duo per la storia dell'arte sequenziale.
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