Bicifaro (am) |
POESIE DI QUITADAMO Maria Pia
Baby (blues)
Ho attraversato la strada e ho guardato davanti a me
ho affrettato il passo,
mi sono voltata per guardare dietro e tu non c’eri.
Ho gettato una monetina dentro ad un pozzo
ho pagato con gli ultimi spiccioli e ho cercato
un dirupo per girarci intorno.
Ti prego non dirmi di restare baby.
Ho speso quel che avevo per cercare di capire, sono su un precipizio
e tu non hai provato a salvarmi.
La mia preghiera sale al cielo
ho messo le mani davanti agli occhi per non guardare giù.
Quel giorno ti seguii tra le panchine vuote
e udivo i cani abbandonati che abbaiavano.
E come me chiedevano pietà a Dio ed io a te
Dio c’è?
Tanto silenzio è Dio,
le mie preghiere
le sue inconciliabili risposte e
angusta la cappella
non vedo mai i raggi dell’alba
e nessuna luce viene dal Tabernacolo.
Io voglio guardare dalla finestra
le strade che portano alle praterie
le scie che portano al cielo.
Invece tu Signore indichi una via tortuosa
e vuoi i tuoi fedeli sfiniti nei loro corpi fragili
e i loro deboli spiriti.
E’ questa la via che porta al paradiso?
Ma io vedi uccelli migrare felici
leggeri verso posti incantati,
hanno ali senza il tuo bastone
e occhi che vedono al di la’,
mentre i miei da tempo non vedono altro
che questo adorno altare
di cui (forse) non sono degna.
Entropia amorosa
Foglie gialle cadevano fitte
ci trascinavano (come) un vento che soffia
in unica direzione.
Io non sapevo qual era l’odore
del mare più sognante.
Il mare in burrasca cavalca il silenzio
Come un prode in battaglia sopravvissuto.
Eravamo amanti immutati in uno scenario
in continuo cambiamento.
Posti incantati e il nostro legame era indissolubile.
Eravamo liberi e inconsapevoli della nostra prigionia,
schiavi sconfitti dal nostro amore.
Foglie gialle caddero come la prima volta
e ci trascinarono, però, in direzioni opposte e
capimmo di essere in realtà sconosciuti.
Sconosciuti che si erano amati
perché così volle il fato.
Rimpianti si, ma non rimorsi
Quando i pensieri ti tengono sveglia
quando nemmeno il tuo angolo tranquillo ti sembra sicuro
non cercare di trattenere le lacrime.
Plana sull’isola dei ricordi più angusti
affinchè tormentino i tuoi sensi assopiti,
costringi il tuo corpo a lasciarsi concussare dal
dolore violento che spezza le ossa.
Non rallegrarti della viva sofferenza!
Non vedi? Tu guardi nel bosco e ti ci perdi prima di inoltrarti
io sono alle fine del ruscello e non cerco la fonte.
Siediti e lascia che il fruscio ti culli,
chiudi gli occhi e naviga nel tuo profondo
e insondabile oceano, senti le onde e lasciati trascinare.
Sii schiuma quando ti infrangi contro gli scogli
gioisci del vuoto che hai dentro,
è pieno di te.
Sta per arrivare la tempesta.
Ma alla fine, passerà.