giovedì 18 dicembre 2025

Roma: “Inchino alla Luna”, risonanze emotive nell'arte dei "Cento Pittori Via Margutta"

 

Dal 1975 un punto di riferimento per l'arte a Roma e in tutta Italia.


Tante opere pittoriche esposte a Piazza Testaccio a Roma nei giorni dell'Immacolata di questo 2025, anno così storicamente turbato e conturbante.Inevitabile passeggiare in mezzo all'Arte e colloquiare con gli affabili artisti come tra vecchi amici. Il clima è finalmente non convulso e le persone hanno voglia di parlare e incontrare sempre più "in un un mondo che vede la relazione più come scontro che come incontro" (per dirla ricalcando il pensiero condivisibile di Achille Miglionico). 


La famosa strada romana di Via Margutta è sempre stata meta preferita degli artisti fin dal Rinascimento, per la sua caratteristica di essere lontana dalla città, priva dalle contaminazioni della modernità, piena di verde e luogo da cui trarre ispirazione. Pertanto artisti di tutto Europa cominciarono ad acquistare qui case e ad allestire le proprie botteghe.La tradizionale mostra di Via Margutta è nata nel lontano autunno del 1953, nel pieno della “Dolce Vita” celebrata da FEDERICO FELLINI, per iniziativa spontanea di alcuni pittori che nell’immediato dopoguerra si riunirono e decisero di ridare vita e colore alla strada che da sempre era stata
 rifugio naturale di pittori, scultori, poeti, musicisti ed artigiani. II circolo di artisti diede vita alla prima edizione della rassegna “Fiera d’arte in Via Margutta”, una delle poche esposizioni su strada destinata a diventare, col tempo, un appuntamento fisso.Oggi le mostre sono anche itineranti, in luoghi romani e no.


"Inchino alla Luna”, risonanze di consapevolezza empatica


Note di Neus Lopez Calatayud 

Vicino alla festa della Immacolata del 8 dicembre incontriamo, a piazza Testaccio a Roma, i pittori di Via Margutta che espongono i propri quadri.

Il sole riscalda l’aria e si sta bene in questa domenica romana mentre passeggiamo e troviamo, fra tanti validi artisti, un pittore, Francesco Ponzetti,  che attira la nostra attenzione  mostrando opere costruite con colori vivi e simbologia fantastica, dove personaggi e paesaggi seguono una traccia onirica e un po' archetipica. Utilizza uno stile materico composto da sabbie colorate Cher danno un effetto 3D.

Rimango colpita da un quadro, “Inchino alla luna” dove, l’autore (il Francesco Ponzetti) comunica la propria soggettività attraverso una pittura immaginativa e altamente simbolica, capace di superare la realtà apparente. Per entrare in risonanza con questo simbolismo pittorico è necessario penetrare nella visione dell’artista e realizzare uno sforzo empatico e quindi lo avviciniamo e intervistiamo.

Freud scrisse che i poeti e gli artisti avevano già espresso, in modo meraviglioso, quello che la psicoanalisi stava scoprendo, cioè la parte oscura e rimossa, non razionale, negata dal pensiero ufficiale del primo decennio del XX secolo, e messa in luce dalla nascente teoria dell’Inconscio. Il simbolo, seguendo l’etimologia greca, significa “mettere assieme”, “con-porre”, realizza un’unità superiore attraverso l’unione delle opposte polarità presenti nella psiche di ogni individuo: razionalità e pulsionalità, maschile e femminile, pensiero e eros, conscio e inconscio, ecc.
Jung scrisse che “L’uomo senza relazioni non possiede totalità, perché la totalità è sempre raggiungibile solo attraverso l’anima, la quale dal canto suo non può esistere senza la sua controparte, che si trova sempre nel Tu . La totalità consiste nella combinazione di Io e Tu, che appaiono come parti di un’unità trascendente, la mia essenza non può essere afferrata che simbolicamente.”
L’approccio berniano fondato sulla transazione con l'Altro e l'approccio della mindfulness creano una pausa tra lo stimolo (opera pittorica) e la reazione, permettendo di esplorare le proprie sensazioni e pensieri legati ai simboli, anziché reagire automaticamente. La pratica stessa della mindfulness aiuta a “lasciar spazio“ ai simboli per parlare, accettando che possano evocare significati diversi e complessi, anche quelli che sfuggono a una prima interpretazione.
La connessione con l’Artista si realizza attraverso l’empatia, che permette al fruitore di sintonizzarsi con la intenzione dell'artefice, provando a comprendere la  visione del mondo e le emozioni che ha voluto trasmettere attraverso i simboli. C’è una risonanza emotiva attraverso l’empatia che porta a condividere i sentimenti espressi nei simboli (gioia, dolore, nostalgia, paura, fiducia, meraviglia…) e questo crea un legame profondo con il messaggio. La mindfulness si concentra sul “come” si osserva (aperti e presenti), l’empatia è il “con chi” si interagisce (l’artista e il simbolo). Insieme, trasformano la visione passiva in una partecipazione e interpretazione attiva.
Attraverso la consapevolezza e la risonanza, i simboli si caricano di significato personale, rivelando stati nascosti e connessioni esistenziali, arricchendo l’esperienza artistica e favorendo un benessere psicologico che nasce dalla vicinanza senza giudizio.
La bellezza non è una qualità oggettiva dell’opera, ma una risposta emotiva e interpretativa dello spettatore, rendendo ogni visione un’esperienza unica.

“La bellezza dell’opera artistica sta negli occhi di chi la guarda” D. Hume




L’artista Francesco Ponzetti ci ha fornito una interpretazione personale sulla sua opera “Inchino alla luna”.



- Balza evidente a chi come noi svolge un lavoro psicoterapeutico, che le Tue opere sono a forte impronta psichica, che nell'onirico rappresentato oscilla tra inconscio personale (freudiano per intendersi) e inconscio transpersonale (che Jung chiamava collettivo"). Ci descrivi che cosa è per te questo quadro?


- L'opera cattura l'istante culminante della scoperta di una verità, un momento reso possibile dall'aver effettuato un percorso che ha raggiunto la cima di una torre sinuosa. Tale percorso nell'opera viene effettuato da un personaggio con il cappello a punta che per me rappresenta il nostro Daimon, la nostra coscienza. Dopo aver scalato la struttura, questo emerge dalla fitta nebbia che avvolge le fondamenta, ottenendo una visione inaspettata: la Luna si staglia enorme nel cielo rosso fuoco. Questa rivelazione non è solo visiva, essa fornisce una nuova prospettiva, permettendo di vedere spuntare i tetti di una città che prima, immersa nella nebbia, era completamente inimmaginabile. A questa fondamentale scoperta, e alla nuova realtà che essa dischiude, il Daimon riserva una profonda riverenza, un inchino così intenso da far piegare l'intera torre.

La riflessione ci porta al percorso della individuazione junghiana e al concetto di Adulto integrato di Berne. Il tutto sublimato dall'arte.  


A sinistra il pittore Francesco Ponzetti

Altra opera onirica di Ponzetti




Opere di Paola Pierini


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Piazza Testaccio



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